Passeggiata a Varò
Sabato 16 e domenica 17 maggio 2015 prima uscita organizzata dall’Associazione LariOm all’alpeggio di Varo, nel cuore dell’oasi naturale della Val Sanagra, nel comune di Plesio (CO). E’ una splendida giornata di sole e azzurro cielo, e così sarà anche domani
All’evento partecipiamo in 18 persone, fra cui 5 bambini, un’infante, la piccola Diana, un adolescente e due cani: Shanti e Cherry.
Per raggiungere l’alpeggio seguiamo due strade diverse: Enrico, Gimba e Giulia salgono da Grandola ed Uniti fino a Naggio, ai monti di Gottro e proseguono per qualche chilometro lungo la strada sterrata fino all’alpeggio di Leveja, dove la strada finisce. Da lì imboccano il sentiero che scende al fiume e porta a Varo in circa un’ora di cammino.
Il resto della comitiva sale a Plesio fino allo stabilimento dell’acqua Chiarella. Lì parcheggiamo le macchine tranne una Panda 4×4 che ci servirà per trasportare per metà strada zaini e bambini.
Da li sale una strada privata asfaltata (chiusa con una sbarra), si cammina per trenta minuti e si raggiunge una cappelletta in prossimità di un incrocio di sentieri. Imbocchiamo quello contrassegnato con il cartello rosso e bianco barrato del sentiero delle quattro valli – numero 3. Abbiamo scelto di percorrere questa strada, lunga più del doppio dell’altra, perché più adatta alle famiglie con bambini piccoli.
Occorrono oltre due ore abbondanti di cammino per arrivare a Varo, pertanto decidiamo di concederci una lunga pausa in località Tampia, a metà strada.
Il tratto finale del sentiero attraversa un bellissimo bosco di faggi secolari nel quale regna un’atmosfera magica. Ti aspetti da un momento all’altro di vedere uno gnomo o qualche altro essere silvano, apparire per poi scomparire subito dietro un tronco, oltre un masso, fra le foglie consumate.
Attraversato il fiume siamo arrivati all’alpeggio di Varo che ti accoglie col suo verdissimo pascolo incastonato fra boschi fitti e in gran salute. Due fabbricati sono tutti per noi, perfettamente attrezzati dagli amici dell’Associazione amici di Varo: una ventina di posti letto, la cucina, la tettoia con due grandi tavoli di legno, il camino interno, il focolare fuori, le griglie, le piode, il forno per il pane, la fontana, il bagno con il boiler a legna per l’acqua calda…
Giulia, Gimba ed Enrico sono già arrivati, hanno aperto le porte e le finestre e ci vengono incontro. Familiarizziamo con gli spazi e ci sediamo a mangiare il pranzo al sacco, ma c’è la nascita di LariOm da festeggiare! Eleonora ha avuto l’idea di realizzare un mandala con il contributo di tutti.
Ha chiesto al creativo del gruppo, il maestro Enrico, di stilizzare il Lago di Como su una pezza di seta bianca e ha invitato grandi e piccini a vagare nel bosco e nel prato alla ricerca di scaglie di flora, fiori, pigne, sassi, selci, cortecce, muschi e quant’altro fosse fonte di ispirazione.
Ci ritroviamo assieme intorno al mandala e lo componiamo con i 4 elementi più lo spazio tridimensionale. Il sole inonda la valle e noi in cerchio danziamo celebrando e ringraziando la nostra grande madre Terra. LariOm!
Edo e Gimba intanto si danno da fare per preparare la polenta, nel paiolo sul fuoco all’aperto e Diana massaggia chi ha voglia di rilassarsi.
Con calma si procede, accendiamo il forno, prepariamo bruschette aglio olio e pomodoro, qualche salsiccia sulla griglia, finchè arriva l’ora di preparare la tavola per la cena, 18 piatti sui tavoloni sotto la tettoia.
Le bimbe tagliano a tocchetti il formaggio, si prepara il burro fuso e l’aglio e quando la polenta è cotta eccola condita e servita: gustosa e gustata.
(foto e video: bimbe che tagliano il formaggio, il tavolo, la polenta)
Un bel caffè maestro, quattro parole, ci conosciamo tutti un po’ di più, sorridendo e abbracciandoci. Una partita a trucco, un liquore, cala la notte, s’addormono i bambini, uno ad uno anche gli adulti ed il pascolo di Varo si popola di cervi e di cerbiatti, indisturbati, come sempre in questo luogo di rispetto.
Sogni, poi il mattino, il primo che si alza, un altro, un’altra, tutti uno dopo l’altro. Ci ritroviamo in cucina a bere caffè e mangiare Braschin, leggendo passi del Vangelo che abbiamo commentato e teorie dei fisici moderni sulla curvatura dello spazio e sull’immensità migliaia di miliardi di galassie.
Per fortuna che Susanna ci guida fin sotto il grande faggio al limitar del bosco, e con l’aiuto di Stefano dedichiamo un’ora alla pratica dello yoga e dell’ascolto di noi a piedi nudi sul soffice tappeto d’erba, con il vociar del fiume in sottofondo.
I bambini giocano e ci guardano di tanto in tanto e così fanno anche i cani. Grazie. E’ ora di pensare al pasto di mezzogiorno: risotto con le ortiche. Alcuni bravi volenterosi raccolgono le cime più delicate di questa pianta ricca e delicata, mentre ci organizziamo per preparare quanto ci servirà.
Il risotto verrà cucinato nel paiolo, sul fuoco, e prenderà un gusto antico, affumicato, con delle note di cenere e carbonella assai appropriate.
In tempo per il pranzo ci raggiunge l’elfa Mery ed il suo cane Andrea. La tavola è imbandita, amici, uomini e donne, bambini, la natura, il sole, il verde brillante dell’erba giovane, il fumo del fuoco, il fiume, sorrisi, il vino, le parole, sguardi, libertà…
Sono 24 ore che i ragazzini scorrazzano liberi, senza televisione e senza che noi genitori non li dobbiamo richiamare e che le sorella di 14 anni non è connessa con il suo cellulare e non può sapere cosa succede nel mondo dei contatti.
Come stiamo bene. La Mery li aiuta a costruire una capanna, Stefano suona il flauto di bambù, ci si rilassa prima di tornare.
Alle 5 del pomeriggio siamo pronti, carichi, in fila indiana, cantando a squarciagola rientriamo dalla selva, ripercorriamo il bosco di faggi secolari, i sentieri assolati circondati dai boschi e, affaticati ma contenti, dopo 9 chilometri e 3 ore di cammino siamo alle auto e torniamo a casa.
LariOm!